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domenica 24 marzo 2013

Facce da funerale

Blocco dello scrittore, e via, sei fottuto totalmente. In senso molto poco letterale purtroppo.
Diciamo che ti trovi a volte davanti a bivi mentali, scrivo qualcosa di serio? Qualcosa di utile? Qualcosa di demenziale?
Di solito io scrivo demenzialità, perché non sono buona per scrivere seriamente, oppure semplicemente quando sono seria, quando penso veramente qualcosa e la scrivo, di solito non piace. Mi piacerebbe dire che non venga capita, ma sarebbe una sciocca scusa per sentirmi un minimo speciale nel mio essere un outsider di quelli fighi che vedi fumare appoggiati al muro con una giacca di pelle. Per la cronaca, la giacca di pelle ce l'ho ed è anche bella.
Torniamo alle cavolate, queste piccole parentesi introspettive sono una noia mortale anche per me!
Volevo parlare delle regole per la scopata educata. Il sesso vende ragazzi, sto mica qui per farmi ignorare. Probabilmente è la cosa più facile di cui scrivere in questo periodo di crisi sociopolitica in cui ognuno si inventa un lavoro nuovo al giorno per riuscire a sbancare il lunario. Però ho cambiato idea. Mi sono chiesta spesso se avesse senso pensare a cose che ci danno fastidio, che ci fanno preoccupare e ci mandano ai matti. Continuare a insistere su un concetto che ci disturba nel profondo, che ci turba così tanto da non riuscire a parlarne neppure scherzandoci sopra. Forse è vagamente masochistico come concetto, ma penso che in fondo ci sia un che di catartico, come nelle tragedie greche.
Alla fine ho deciso di parlare della morte. (boooom! esplosione)

Non sono la prima e non sarò l'ultima a farlo e sicuramente non sono un'esperta in materia, non sono mai morta. So che non sarò quella che ne parla nel modo migliore o nel modo più originale, ma tutti noi prima o poi perdiamo qualcuno che amiamo e di solito la sensazione è che il momento non sia quello giusto, che sia troppo presto.
Lasciatevi dire, a volte non è troppo presto, a volte il momento arriva e non ci puoi fare nulla, funziona così in natura. L'accettazione della morte è una cosa tutt'altro che scontata. È qualcosa che arriva come un treno in corsa e per riuscire a realizzare cosa è successo e che è tutto vero, non è un sogno, ci vuole un po'.
Tempo fa ho scritto che ci si aspetta che sia come in un film, in cui ad un certo punto spunta la troupe cinematografica e ride e scherza perché è tutto finto, tutto uno scherzo di cattivo gusto. Parte della scena. È vero, all'inizio non sembra reale, il primo stadio è la negazione non a caso. Ci sono degli stadi nell'accettazione della morte o mancata tale, per chi si ferma.
Ognuno reagisce alla morte in modo differente e non credo sia da biasimare il modo in cui le persone lo fanno. Anche se non lo capiamo, anche se a volte ci infastidisce terribilmente, è qualcosa che dobbiamo accettare. Non in senso buono, potete mandarli a fanculo dato che anche voi soffrite, oppure no, ma ne avete tutto il diritto.
Muore uno in autostrada? Mi spiace, ma mica mi metto a piangere, manco lo conoscevo. Anzi magari se lo avessi conosciuto mi sarebbe pure stato sulle palle.
Mi sembra che a volte ci ritroviamo a obbligarci al dolore comunitario. A me di quello che è morto in Afghanistan mentre c'era la guerra e faceva il militare non me ne frega un cazzo. È il suo lavoro, bona. Controindicazioni: morte. C'è anche sui medicinali. Anzi, io ho beccato come controindicazioni: lingua nera, necrosi parziale, coma. Che figata ste medicine.
Tornando a noi, io sono una di quelle che fa un sacco di battute sulla morte ed è perché mi fa una paura fottuta. Sono giovane, non voglio morire, anche se non è sempre stato così, ma non sono cazzi vostri.
Si supera la paura di morire, dicono alcuni. Secondo me no. È atavico, fa parte del nostro essere vivi, come tali vogliamo prima di tutto l'autoconservazione, la salvaguardia nel nostro più o meno grande culo. Il primo istinto, se mi passate il concetto opinabile di istinto, è difendersi, parare il colpo o scappare.
Grissom diceva che siamo figli dell'uomo che scappa, perché si salva. È fottutamente vero. Così come è verissimo che uso le parolacce come rafforzativo perché sono troppo ignorante o pigra (spero di solito che sia la seconda) per cercarne di veri.

Sono già stata a funerali, forse troppi mi dico, ma non è vero. C'è chi ne vede di più. Tipo i becchini.
Le battute sulla morte sono considerate fuori luogo. A volte l'ho pensato, poi mi sono detta che nulla è sacro e che ridere di qualcosa aiuta, sempre. In fondo ho detto "piacere" al posto di "pace" al primo funerale cattolico a cui sono stata. Poi mi viene sempre da ridere ai funerali, perché mi distraggo e penso a un sacco di cose stupide, come tutti i modi dire in c'è "morte" "mortale" "decesso". Di solito de cesso, ma quella è più una cosa da romanacci.
Roba del tipo "quel funerale era una noia mortale, speravo almeno negli zombie". Oppure, "tesoro sei così pallida oggi sembri un cadavere". La mia preferita è "la morte ti farà anche bella, ma puzzi di morte".

Ricordate, se vi è morta una persona cara, non siete gli unici a cui è successo, non avete nulla di speciale, è già successo a un'intera popolazione dai numeri secolari degli annali di sal cazzo cosa. Ragazzi, siamo seri, succede. Fa schifo, ma la vita va così, c'è la morte di mezzo come c'è la nascita. Nulla si ferma, il mondo continua e nuove vite nasceranno e altre persone moriranno e il sole sorgerà lo stesso domani. Vorremmo che tutto si congelasse per permettere al nostro dolore di scemare. Vorremmo anche a volte che il dolore restasse lì, perché che il dolore diminuisca (anche se non sempre lo fa) è una frequente conseguenza del tempo che passa. Mi sento pure un po' in colpa, ma che posso fare, piangere tutti i giorni? Tagliarmi le vene? No, che poi sporca, è un casino e io non sono Petronio che poi scrive il Satyricon mentre si "sgara" le vene. (questa storia è una bufala, ma va beh) Non canto neppure come la Rettore.
Quando nasciamo stiamo già morendo. Tecnicamente non è vero, dato che la riproduzione cellulare inizia a rallentare dopo i 25 anni circa e il deperimento corporeo che ne consegue è quindi maggiormente tardivo. Tuttavia, possiamo pensare che sia così, che ogni giorno sia un po' una morte. Questo potete farlo, potete deprimervi, lamentarvi, disperarvi, rompere i coglioni al mondo.
Fate pure, ma evitate di ammazzarvi buttandovi sotto i binari della metro, perché sarebbe veramente scocciante per tutti noi che la usiamo.
Se ci tenete ad ammazzarvi posso farvi un prontuario di modi per farlo, se ci tenete a rompere i coglioni posso dare il prontuario omicida per i vostri amici.

Lasciatemi giusto concludere col fatto che non ha nessun senso a volte parlare di morte, perché c'è e non ci piace e non la accettiamo mai veramente del tutto e fa schifo. Però sentite, usate la religione se vi fa comodo. Sul serio, quelli pensano a un sacco di roba figa dopo la morte, reincarnazioni, resurrezioni dopo tre giorni, illuminazione, paradisi, valhalla. Posti pazzeschi.
Io mi tengo la mia paura, la mia non accettazione, il continuo pensiero della morte dei miei cari che mi attanaglia soprattutto quando faccio il bagno, perché l'acqua calda mi fa pensare. Me lo tengo stretto perché è quello che mi ricorda di godermi la vita di tanto in tanto, tra una sega mentale e l'altra. È quello che mi fa dire alle persone "smettila di lamentarti perché hai rotto i coglioni" e vi assicuro che lo dico e lo penso, proprio così com'è, senza filtro. Ho detto un casino di banalità, ma che me ne frega, è il blog ci posso anche scrivere cazzo tette e culo ed è solo affar mio.
Ora se volete leggere delle minchiate tornate indietro nei miei post, oppure leggetevi una scheletrica fashion blogger o un libro di Schopenhauer, almeno lui sul pessimismo andava forte.

1 commenti:

  1. non capisco, ma pensi di essere intelligente\ironica\spiritosa? no perché guarda che non lo sei :)

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