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domenica 27 gennaio 2013

Giornata della memoria selettiva

Questo è un post leggermente polemico, lo dichiaro subito.
Si parla di memoria, una cosa che in Italia sembra sia riservata solo alle star di serie B e ai gossip che le riguardano. La nostra è una memoria a malapena televisiva, una non-memoria su cui si basa l'incessante ripetizione dei palinsesti. Se pensate a quanto sia malleabile un popolo senza memoria, senza radici, senza ricordi veri e propri, potete facilmente capire come mai ci tengano tanto i governanti a veicolare i ricordi.
Dobbiamo, dovremmo, ricordare. Si spera non solo lo schifo che abbiamo perpetuato, ma anche le cose buone che ogni tanto l'umanità fa.
Però noi oggi pensiamo ai problemi che abbiamo creato e non evitato, a quelle guerre combattute nella stessa specie, qualcosa che in fondo di naturale non ha proprio nulla.
Anche se ormai questo termine "naturale" è abusato, come normale, come il concetto di "solitamente" una sorta di continuo perpetuarsi di stereotipi fasulli su quello che la gente fa o non fa. Volevo dire che a me l'olocausto l'hanno venduto come il picco più basso dell'umanità. Non posso dire che non sia così del tutto, è stato un periodo orribile, per molti. Non solo per gli ebrei, diciamolo. Ormai quel poco che si ricorda è, come già detto, veicolato. Sinceramente non mi piace molto che si parli solo di una categoria.
Nel corridoio tra le due guerre mondiali, il periodo in cui esplose il nazionalismo tedesco che diede origine al nazismo, i primi a perdere la libertà furono tedeschi, oppositori politici. Per non parlare di andicappati, omosessuali, nomadi e stranieri che stavano dall'altra parte. O i cari affidabili voltagabbana, noi italiani. Massacrati tra campi tedeschi, campi italiani, campi di combattimento in cui siamo messi tra amici diventati nemici e nemici che nel dubbio rimangono tali.
Ma prima? Siamo così sicuri che prima che i tedeschi diventassero i cattivi preferiti dal cinema hollywoodiano l'umanità fosse fatta da governanti amorevoli e pacifisti? Non direi.
C'è un termine con cui ci si ricorda degli armeni per esempio: eccidio. Oppure ci possiamo ricordare dello sterminio degli aborigeni australiani, che giusto qualche anno fa hanno ricevuto le scuse del primo ministro australiano. Bianco.
Come diceva qualcuno: che ne dici di evitare di fare qualcosa per cui doverti scusare?
Trovo scorretto pensare ai tedeschi come ai più cattivi dei cattivi. Quello che fa paura è l'organizzazione, la meticolosità con cui i nazisti riuscirono a uccidere così tanta gente. Perché certe idee le rubarono ai russi, altre agli italiani, la simpatia probabilmente dai conquistadores spagnoli. Spagnoli che massacrarono i nativi sud americani, Inca, Aztechi, Maya che ormai sono pure fuori moda dopo il 2012.
Avevano giusto finito la pietra su cui incidere, ma no dai tiriamoci fuori del catastrofismo. Sempre per Hollywood. Perché invece gli indiani americani erano così felici di essere uccisi dai cowboy e dai puritani! Prima degli anni '60 non sono mai stati visti come i poveri nativi che vengono invasi, ma solo come gli stronzi che facevano gli scalpi.
Altra frase celebre: la storia è scritta dai vincitori.
Quindi i cattivi sono quelli che ci fanno comodo. Come lo schiavo cattivo che scappa dal bravo badrone bianco. Le donne che lottavano per i loro diritti erano delle troie brutte che non si scopava nessuno. O delle cattive mogli e pessime madri. Nell'epoca moderna le lesbiche sono brutte, le femministe frigide e le madri di gay delle stronze repressive.
Insomma, ricordiamo quello che pensavano i nostri nonni e rendiamoci conto di cosa pensiamo ora, di quali stereotipi ci sono rimasti. L'ebreo è ricco, il gay è effemminato, la donna deve stare in cucina e l'uomo fare il bruto. I neri sono servili, non incazzati. Perché le Black Panther non se le ricordano mica. Senza memoria continuiamo a perpetuare i soliti errori.
Non mi ritengo un'opinionista, una storica o una scrittrice. Non sta a me giudicare, ma a tutti riflettere, perciò spero che una carrellata di ricordi a volte ci porti a rinfrescare pensieri e memorie. In fondo ciò di cui più hanno paura i governanti sono masse che pensano con la loro testa e non attraverso ciò che gli viene indotto, come ci dice eloquentemente Orwell.
L'umanità continua a schiacciare il capro espiatorio del gruppo sociale. Non dico che il nazionalismo tedesco sia da scusare, ma non tutti i tedeschi erano nazisti. Sembra banale, ma quanta gente ancora pensa come un uomo di Neandertal.

A questo proposito, volevo spezzare un po' questa tirata di brutti ricordi con una notizia demenziale. Pare che abbiano ricavato finalmente il DNA dell'uomo di Neandertal. E fin qui può essere interessante, sapete proprio per quel fattore della memoria, magari per la ricerca genetica e così via. Poi però senti che un ricercatore sta cercando una donna da inseminare con il DNA neandertaliano per creare un nuovo Neandy boy.
Va bene la memoria, ma riportare in vita ciò che non c'è da millenni forse non è una grande idea.
Però che ci volete fare, il vintage fa così di moda da noi italiani, basta guardare le elezioni politiche.
giovedì 24 gennaio 2013

Coppettina rosso sangue


Una delle mie personal jesus è una donzella di nome Grace Helbig. Già il suo cognome è tutto un programma.
Parliamo di una vlogger, ovvero video-blogger che su youtube spopola e che lavora per un'emittente statunitense. Uno dei suoi canali che preferisco è DailyGrace, in cui posta ogni giorno un video di 5 minuti circa, con vari temi a seconda dei giorni e vi assicuro che se seguite lei non c'è bisogno di guardare New Girl. Lei è la vera new girl. In bionde fattezze, espressioni folli e anche in hd.
Grace qualche giorno fa ha fatto un video sulla tampons girl ovvero una pubblicità parecchio datata sugli assorbenti interni, che riprendeva in parte un vecchio video (guardatevelo qui) in cui spiegava come metterle con vari "oh my god" facce disgustate e "ew".
Tralasciamo la parte sugli assorbenti interni e parliamo di questa cosa terribile che mi è apparsa su facebook, sulla colonnina di destra, quella con le minchiate correlate a ciò che scrivi. Ora, non parlo normalmente di come impiego il mio sangue mestruale, ma può essere che abbia fatto la battuta sul té di Edward Cullen o qualcosa di simile, per cui mi sono ritrovata "questa roba".
Già come supposta (non si parla di culi, calma) pubblicitaria e dottoressa in comunicazione visiva trovo discutibile che il messaggio sia "CHE COS'È QUESTA ROBA ?". Prima di tutto perché il maiuscolo su internet equivale ad urlare, secondo luogo perché prima del punto interrogativo in italiano non va lo spazio, terzo luogo perché è una frase di merda. Dovrebbe incuriosirti, ma più che altro sembra una frase di spregio, di schifo, e in effetti a me un po' schifo fa.
Fleurcup.com ci dice "Basta assorbenti !" - aridaje co sto spazio - "Vivete la rivoluzione Fleurcup ! Fleurcup ?" - già, che minchia sei?! - "La libertà !". Addirittura. Avendo letto una boiata di queste proporzioni non potevo che esserne affascinata, un po' come facebook a pagamento (oh ma guardate che è vero eh! se lo mandi a 50 persone però poi l'omino diventa azzurro. Non si sa quale omino, ma dettagli! Magari quello che ti lubrifica le rotelle nel cervello che è in vacanza da un po').
Clicchiamo, direi che è il minimo scoprire cos'è un prodotto con questo aspetto (vedi foto) e che si chiama fiorecoppa, o coppafiore, o coppa di fiori.

"Con Fleurcup, dimenticate le mestruazioni !" Ho intuito che questi fossero di origine francofona perché in francese la corretta scrittura con i segni doppi in punteggiatura  prevede che siano preceduti da un mezzo spazio. Minchia quanto se la menano i francesi a volte. In ogni caso è una coppetta mestruale sta roba qui. Per degustare meglio tra vampiri e feticisti? No, è una protezione igienica riutilizzabile. Mi conferma che è prodotta in Francia, molto bene, perché i francesi abbiano sempre idee un po' bislacche non saprei, sarà il troppo formaggio e le baguette al sapore d'ascella.
"Morbida e flessibile - e vorrei ben vedere" - "si posiziona della vagina" - ew - "per raccogliere le mestruazioni." E poi che ci faccio? Me le metto in un barattolino e le conservo? Le mando a qualche film fetish come la storia della borra sottovuoto? Ma che fottuto schifo. Ditemi che è igienico tenersi il sangue mestruale in una coppetta!
Va beh andiamo avanti a leggere, mo' voglio capire come si usa.
"La coppetta mestruale Fleurcup è sicura, affidabile, pratica, comoda, economica, ecologica e... sensuale." Mah, magari no eh. Non esageriamo con le troiate. Sensuale una coppa di mestruo proprio no. Pensa a quelle che ce le hanno abbondanti come la scena di Shining nel corridoio. Fiumi di mestruo. In realtà "I fiumi di porpora" parlava di Fleurcup.

Pensate a queste donne hanno le mestruazioni adesso. Pensate di mandare le donne mestruate nell'oceano infestato dagli squali. Pensate che bello spettacolo lo squalo che scappa perché la donna mestruata gli ha urlato contro che questo oceano non è un albergo.
No, meglio di no.

Torniamo alla coppa. (Coppetta. Come quella del gelato. Mi sto disgustando da sola.) È di silicone medico, quindi ci dice anallergica. Cosa abbia di particolare il silicone medico non lo so, ma continuo a leggere. I colori vengono dal settore medico, ok abbiam capito che questi servivano per i clisteri dai, poi che sian colorati a chi cavolo gliene frega?! Mica li vedi. Spero.
Niente perdite! E poi non si sentono odori perché è protetto dall'aria! Sottovuoto pure questo. Che poi, a dirla tutta, il sangue avrà anche il suo odore, ma durante le mestruazioni sudiamo come dei ciccioni in palestra, quindi può essere che sia anche quello a contribuire. Senza contare la gente che dice che non ci si deve lavare durante le mestruazioni. Vi prego, per amore di Gesù, di Chtulhu, di qualsiasi divinità vi piaccia, lavatevi. Fa schifo andare sull'ATM e vedere ascelle piangenti all'aroma di groviera.
Dicevamo, fiordicoppapococotta, ha la borsetta. Allora cambia tutto, si sa che le donne per le borsette fanno follie. Poi mi dice il sito che molte donne vuotano la loro coppetta solo due volte al giorno. Quindi in viaggio è una meraviglia! Beh spero la vuotino nel water, poi in ogni caso a me non è che farebbe piacere pensare di andare in giro con una bella coppa di sangue nella vagina. A temperatura ambiente, pronta da bere! (mi sto di nuovo schifando di me stessa)
"Una volta installata, sa farsi dimenticare" No ti prego! Già ci vogliono far mettere anelli nella vagina e non parlo di piercing! Già ci becchiamo peni, vibratori, dildi di gomma, dita, lingue, vegetali, bottiglie, teste di bambino in uscita. Insomma! In Machete ci stava pure il telefonino! Non è mica un marsupio sapete?! Sinceramente la trovo dura scordarmi che ho qualcosa dentro. Non è che ci ravani un po' e trovi pure i ramini da 2 cent che ti eran caduti in borsa? Chiediamo a Dynamo.
Devo dire che la parte finale della descrizione mi ha ricordato Sheldon che parla con Penny "una donna utilizza quasi 12.000 assorbenti interni od esterni nella sua vita !" allora comprati fiorealsangue e stai a posto per la vita.
Poi c'è la solita boiata dell'over packaging. Adesso, sono d'accordo sull'evitare la plastica inutile. Ma secondo voi io posso mandare il mio omino a prendere gli assorbenti se glieli danno liberi dalla confezione? Non potrei manco tenerli in borsa che si lerciano. Sono cose che devono rimanere sterili, la coppetta mica la posso tenere fuori da un sacchetto altrimenti fa schifo. Torniamo alla storia delle monetine?! No grazie. Per rimarcare il concetto aggiunge "basta con gli assorbenti interni nel wc, basta con gli assorbenti esterni nelle spazzature... e nella natura!" Allora, cara amica francese, se tu sei una lerciona maleducata non lo so, ma io gli assorbenti interni li butto nell'indifferenziato che se no il water mi si ottura. Fai un po' schifo mia cara. Inoltre non è che mi cambio l'assorbente al parco o in spiaggia, lo faccio in un bagno, con un bel cestino apposito e ci butto tutto lì, mica finisce in mare come i tuoi tamponi. Zozza!
"grazie alla coppetta mestruale Fleurcup, restate seducente anche durante le mestruazioni. Spazio alla biancheria intima, alle notti nude, agli indumenti chiari" Come convincermi definivamente. La patata al sugo si sa che piace. (questa non è mia, sul serio). Io la biancheria la metto pure quando ho le mestruazioni sai, anzi, soprattutto in quei giorni. Poi puoi vestirti pure di bianco se non sei rintronata. Però il clou arriva con "Nell'intimità, non avrete più il filo che fuoriesce e le mutande "grandi" per tenere l'assorbente!" Quest'immagine mi fa un po' disgusto, non è che faccio petting con l'ob addosso sai. E le mie mutande sono normali, perché l'assorbente non è mica un boing che ti fa decollare la vagina. Anche le più magre non hanno le mutande da nonna Abelarda per quei giorni. Certo, magari non ti metti quelle di pizzo nero coi nastrini rossi, ma semplicemente perché il più grande desiderio della donna mestruata è cioccolata calda e copertina sulla pancia. Che poi ho visto anche gli assorbenti per tanga, perciò direi che si fa un po' quel che si pare.

Poi ci sono le taglie. Perché se ce l'hai come un hangar devo giustamente adattare la coppetta eh. Con la borsa di raso nero, seeeeecsiii. Fortunatamente ci sono i fori per l'aria, se no fa effetto tappo e *bop* come una bottiglia di spumante poi parte il fiotto e Felice Anno Nuovo! In rosso.
Vi prego c'è la gif animata di come piegarla e uno dei modi si chiama Origami! Muoio!
C'è la pagina facebook con le testimonianze, ma ricordiamoci che gli utenti anche su facebook si possono comprare e falsare come si vuole. Ora, non metto in dubbio che abbia le sue positività questa coppetta, ma a me fa un po' schifino l'idea. Sarò tradizionalista, sarà che le ali degli assorbenti mi si incollano sempre allo slip e li odio, ma sono una certezza. Però mi piace farmi delle risate e vi propongo alcuni dei commenti più insensati che ho trovato.
"è una rivoluzione!! è perfetta dal lato etico-morale, […] spendere soldi in assorbenti lavorati e trattati con solventi e sbiancanti dannosi!!" il lato poco etico e morale degli assorbenti mi è ignoto (sverginano le loro figlie?!) e che gli assorbenti abbiano solventi e sbiancanti mi è nuovo. Poi chissà, sarà per questo che ho i peli pubici radioattivi. Normale.
"Peccato che l'ho scoperta solo a 50 anni" No è che prima non c'era, torda.
"Me ne comprerei altre di tutti i colori.." Qui si nota che l'utente medio di sesso femminile, come ci insegna la moderna tecnica di vendita delle auto, guarda al colore. Gente in cerca di sostanza. Da abusare.
"Premetto che sono mamma e ho avuto 2 parti naturali e uso la coppetta più grande." Dai puoi dirlo che l'hai sfondata a furia di fare sesso, fa più figo. Che poi pensate ai figli che leggono "ce l'ho larga 46 mm" trauma infantile totale.
"Semplicemente fantastica! io l'ho usata 6 mesi.. poi son rimasta incinta.. eheh per cui lunghissima pausa!!! attendo il momento di riusarla!! ♥" E chissene fotte del pupo.
"Ottima coppetta, si è già fatta una crociera e siamo andate d'amore e d'accordo! ♥" that's amore.

E ricordate, una coppa è per sempre. Altro che diamante.
martedì 22 gennaio 2013

Fallimentare Fazio

Ogni tanto parliamo di attualità.
Comincio col dire che di solito io esco la sera, oppure mi guardo un dvd, altrimenti semplicemente mi leggo un libro. Insomma, a meno che non ci sia Report o qualche trasmissione particolarmente interessante la mia tv fa più da soprammobile che altro. Ogni tanto tuttavia colgo scorci delle trasmissioni nazionali che possono risultare curiose o interessanti.
Purtroppo l'altra sera sono rientrata e mi sono trovata davanti l'ennesima serata per Gaber. Non fraintendetemi, a me è sempre piaciuto Giorgio Gaber, lo trovo interessante, divertente, impegnato, un bravo paroliere e musicista. Tuttavia quando ci sono dei problemi nel mondo, in Italia, nella televisione italiana già c'è un sacco di merda e noi che facciamo? L'ennesimo memoriale. Senza contare che come memoriale è già sentito, già visto. Sì, le nuove generazioni non l'hanno visto, ma sinceramente siamo sicuri che preferiamo che i ragazzini conoscano Gaber invece di capire quello che li circonda? Non so, mi trovo davanti studenti delle medie che non sanno cosa sia la DC o il Vayont. Ora, per quanto sia una sostenitrice dell'arte e della musica (ne sto cercando di fare il mio mestiere non a caso) direi che non ha la priorità nello schifo in cui ci troviamo. Non da stare su uno dei tre canali principali della tv nazionale. Rai storia? Rai cultura? Rai salcazzo? Fate voi!
Più che altro la noia è avere sempre le solite persone a fare sempre le solite cose a proposito degli stessi argomenti. Forse è che ormai Fabio Fazio e i suoi tormentoni (Gaber, Celentano, Muccino) hanno un po' stufato, certi format sono ormai stravisti e il suo mollume morale a volte è talmente bigotto da infastidire. Devo ammettere di aver visto solo dei pezzi, ma c'era la Littizzetto, c'era Marcoré, c'era Rossi e a quanto pare anche Patti Smith. Ora, tutti questi personaggi mi sono sempre piaciuti, ognuno nel suo campo. Ho trovato Marcoré un po' sottotono, ha fatto un pezzo che ho visto fare in teatro tante volte e anche meglio di così. La Littizzetto sinceramente è un'attrice comica e forse dovrebbe anche restare nel suo campo, dato che ultimamente sembra più la casalinga di Voghera che altro. Insomma, forse è ora di cambiare. Forse è ora di svecchiare certe logiche televisive di Fazio e non solo. Chissà come mai non ho visto Saviano canta Gaber, ma magari sono solo arrivata in ritardo!

Ricordo con una punta di sdegno un'intervista a Geppi Cucciari, nata come comica e poi balzata su La7 come conduttrice, non una ragazzina di primo pelo. Nell'intervista Fazio continuava a stupirsi, in modo se permettete puerile e vagamente paternalistico, del fatto che una giovane donna sarda fosse andata a vivere a 22 anni a Milano per studiare. Che vivesse da sola con un'altra ragazza, che fosse indipendente e volenterosa. Quindi invece di fare delle domande giornalistiche, degli approfondimenti sulla persona o sul suo lavoro, passava il tempo ad appuntare i comportamenti della Cucciari come se fosse una ragazzina discola e lui un amico di famiglia puntiglioso. Sinceramente fastidioso.
Ultimamente la logica è: intervista a personaggi già visti e noti, tipo Muccino e Elkann entrambi in condizioni da drogati persi, un po' imbarazzanti; tre metri di lingua con tutti i "grandi" nomi di Fazio, dove lui si perde in lodi e sbrodola complimenti, senza arrivare al succo della questione, senza essere mai critico o spinoso, cercando sempre di non scontentare nessuno, infastidendo un po' tutti. Poi arriva la Littizzetto e per qualche minuto dice le sue battute, già sentite, ormai stantie, che sanno tanto di lamentela dal fruttivendolo. Un format che a lungo stufa anche la sciura più stereotipata. "Lucianina" fa la bimba discola che dice le parolacce e "Fabietto" fa il chierichetto moralista che la sgrida. Vi prego, basta. Smettetela di farci soffrire.
Ho pure provato a prendere il nuovo libro della Littizzetto, dato che alcuni degli altri li avevo trovati divertenti. Certo, non parliamo di letteratura impegnata, ma insomma un buon libro da cesso ogni tanto ci sta, da leggere anche sotto l'ombrellone, evitando di unire le due cose che sarebbe disdicevole. L'ho aperto, ho letto tre o quattro pezzi e l'ho richiuso. Anche lì, solita solfa e un sacco di scontata noia borghese. Si invecchia, anche nel repertorio pare.
Sicuramente mi posso dire dispiaciuta e abbattuta, ma in fondo può succedere. Basta però rendersi conto quando ci si ripete e quando non si riesce più a stare al passo.

Lo show di Fazio vorrebbe essere innovativo, ma non lo è, negli anni si è fossilizzato e con la capacità di mediazione del suo presentatore è anche riuscito a salvarsi da molti tagli. Non concordo affatto con chi ha paragonato Che tempo che fa al David Letterman Show. Prima di tutto Fazio non è un anchorman, in secondo luogo lo show non porta il suo nome, il che alla lunga potrebbe renderlo sostituibile. Terza cosa, Letterman ha una serie di collaboratori, una band fissa, una certa carrellata variabile di ospiti e una, discutibile, ironia molto apprezzata. Insomma, per me è un no, come direbbe la Maionchi.
In fondo sono anni in cui ci becchiamo filippiche sulla figura della donna dalla Littizzetto, mentre proprio lì di fianco a lei la Lagherbach fa l'annunciatrice di ospiti che sono già stati annunciati. L'icona della donna oggetto, superflua e vagamente triste per il suo continuo non ruolo. Tutto ciò risulta molto ipocrita a mio parere.
Spero che Fazio si rinfreschi, perda le sue ossessioni per certi personaggi e aiuti anche i suoi collaboratori a farlo.
Altrimenti troverò i tag del video che ho visto della replica, profetici: Fabio Fazio, Che tempo che fa, Morte.
lunedì 21 gennaio 2013

Miss C

Ci sono cose tragiche nella vita, vere e proprie tragedie che toccano tutti noi. Come la cellulite.
Se volete parlare di eros e tanatos andate a fare filosofia, qui si parla di minchiate! C'è da dire che io ci sono nata con la cellulite e per quanto possa calare di peso io so che c'è, anche se non si vede tanto è lì in agguato come il coguaro la sera mentre la preda si fa la tisana della buona notte e mette quei ridicoli cappelli col ponpon in punta. Ma che davvero li mettevano?! Mica ne sono convinta.
Dunque, lei è lì, ti guarda, ti aspetta impreparata, ti fa mangiare quei tre pistacchi in più al giorno che Alberto Angela dice facciano ingrassare irrimediabilmente (quando vidi quella puntata di SuperQuark ne avevo appena mangiati una ventina e volevo nascondermi nel mondo dei ciccioni) per poi dirti "ah-a! speravi fossi sparita, invece sto qui, cojona". Bene, dato che miss C è tornata alla ribalta sulle cosce di tutte le donne noi che facciamo? Mica ci diciamo "ehi, è naturale, chissene fotte, poi ci sono gli uomini (falsissimi) su tuitter che dicono pure che a loro fotte sega proprio". Ma no! Noi non siamo così sgamate da dire che se ce l'ha la maggioranza delle donne allora possiamo fottercene, noi da brave masochiste quali ci ha cresciute la società moderna dobbiamo guardare le quattro squinzie che non ce l'hanno e passare ore a trovare cure inesistenti.
La cellulite non si cura, se mai si riducono gli effetti inestetici, ma se leggete su tutti i rimedi maggici proposti dalla tv e dalle stronze commesse che sorridono come dei barracuda pensando "a questa faccio spendere un capitale e mi piglio la percentuale" - scusate la rima - c'è scritto.
In tutto ciò io sono una di quelle minchione patentate che per quanto ci sia nata, per quanto non le andrà mai via, ci combatte strenuamente da anni. Che vi devo dire, ognuno ha i suoi hobbies!
Ho la casa invasa di creme, massaggiatori (che poverina si sa la cellulite va massaggiata, sia mai che si senta indolenzita!) calze velate che spero la nascondano, calze comprenti che di sicuro la nascondono, messaggi di autoconvincimento in cui mi dico che in fondo sono bella così, ma che non funzionano. Come del resto creme e boiate varie.
Allora, mi dico, se non funziona tutto ciò il prossimo passo è dimagrire. Dopo qualche mese di inattività fisica e anni di sola bici per i miei spostamenti milanesi, mi sono decisa a tornare in palestra.
Inizio a dire che ci sto andando perché è gratis e perché mia madre mi ha guardato dando luogo al seguente dialogo: "sei un po' gonfia." "mamma, puoi dirlo che sono grassa sai?" "no no, è proprio che sei un po'…" "…" "poco tonica ecco."
Stilettata nel cuore da parte di una nana bionda con occhi verdi che pesa 48 kg. Capite che il mondo è ingiusto. Capite che io c'ho pure gli occhiali che sono cieca come le talpe, il culone e porto una seconda. Capite il dramma della mamma bella. Se non lo capite, immaginatelo.
Fatto sta che sta settimana gratis di palestra me la sparo. Qualche giorno fa ci sono andata per la prima volta, c'è la piscina, la spa, un bel bar, insomma molto invitante. Peccato che per me il problema non è mai il luogo, ma i suoi frequentatori.
Per legge quei cazzo di bambini di merda dovrebbero avere uno spogliatoio a parte. Senza contare che un bambinetto di 8 anni non voglio che mi veda nuda sotto la doccia, sai com'è. Poi gli viene un trauma e va a casa sotto shock, non cresce più e dice pure che è colpa mia. Sai che rogna.
Inoltre le stronze rinsecchite con le chiappe sode che passano 40 minuti a fare step e ti guardano male possono pure andare a fanculo. Tesoro scopa che magari avrai più ciccia, ma sorridi di più. Sogno una palestra piena di persone felici e che si fanno i cazzi loro. Di per favore e grazie, di come sta oggi, guardi mi fa male la ciccia sotto il braccio ma sono felice. Niente pompati che ti guardano come per dire "oddio questa si vede che non viene tutti i giorni, come fa ad andare in giro con una 44, ew!" Ma ti sei visto, specie di palla di anabolizzanti scaduti con l'alopecia? Ti fai la ceretta al petto, ma i tuoi capelli cadono lo stesso, sai! Che fai, tieni i peli superflui per farti il parrucchino?
A dirla tutta io porto una 42, non sono sovrappeso e non faccio così schifo, ma in palestra non ci so stare, sudo tantissimo e mi sento sempre brutta come la morte. Invece ci sono quelle perfette anche dopo un'ora di sport, che hanno il trucco così a posto che sembrano una maschera teatrale, che mettono le tutine strette e non hanno l'alone sotto l'ascella. Io no, mi piace avere la mia tutona larga, poi con la cuffia in piscina sembro una disadattata con la testa a uovo. Però sapete cosa? Alla fine della giornata io il gelato me lo mangio e mi dico "piglia questo maniglione antipanico dell'amore! nutriti!".
Poi il giorno dopo me ne pento, ma almeno in quel momento una risata me la faccio.
domenica 13 gennaio 2013

Cento Seghine

Premetto che mi sta asciugando lo smalto e non dovrei scrivere in questa condizione, ma ormai.
Ci sono tanti temi interessanti nel mondo, tante cose serie di cui parlare, tuttavia già questo post dovevo scriverlo ieri e non l'ho fatto, in più sto usando quarantasette incisi inutili e mi sono addormentata alle 8 di mattina per svegliarmi alle 15:30. Dato tutto ciò, questo insieme di inutili considerazioni, non posso che parlare di cazzate. Un po' come il 90% delle volte.
Passando, per lavoro e non, ore e ore al computer e su internet, mi trovo spesso a leggere cose inverosimili e spesso sono infatti stronzate furibonde. Invece questa notizia è follemente vera. Uta Kohaku è una porno attrice giapponese, e fin qui niente di troppo strano. Tuttavia quando devi fare un nuovo film che si chiama al momento Semen Collection 2, il che mi porta a pensare che ci sia anche una sorta di prequel magari girato nei testicoli dei donatori, hai bisogno, giustamente, di ingenti quantità di sperma. Non essendo gli uomini come le mucche, ha chiesto aiuto ai suoi fan. Vuoi partecipare al film della tua pornostar preferita? Inviale una bella bottiglietta di sperma a temperatura ambiente, che si sa in frigo poi fa venire il mal di pancia. Quindi ora Uta ci mostra una bellissima foto con le 100 bottigliette ricevute, con faccia sorridente e segno di vittoria.
Che ci siano donne che considerano una vittoria ricevere sperma da ben 100 uomini non è che mi stupisca troppo, tuttavia la notizia è quanto meno bizzarra. Sia chiaro che non ho mai condannato il porno e trovo che sia una normale conseguenza della demonizzazione del sesso nella vita quotidiana, però certe perversioni mi lasciano interdetta. Ci si vorrà fare il bagno? Idrata particolarmente la pelle? Fa bene all'ugola? Ricordo che anni fa una ricercatrice australiana, forse stanca della poca notorietà dei suoi pompini, dichiarò che il seme maschile umano faceva bene alla gola. Stranamente la ricerca non ebbe grosso seguito, con molta tristezza da parte degli uomini eterosessuali di tutto il mondo.
In fatto di perversioni, tuttavia, il Giappone è molto ferrato. Tendono ad avere una società basata su morale e rigore all'interno delle scuole e dei luoghi di lavoro, quindi probabilmente cercano qualsiasi tipo di sfogo per evadere. Tra l'amore per i cosplay anche in ambito sessuale, ai vari travestimenti da gothic lolita a gattina. Tuttavia c'è da dire che questi costumi considerati sexy non sono per niente scoperti come quelli tipici occidentali. La sessualità in Giappone un tempo era mostrata in stampe e disegni altamente raffinati per la loro realizzazione. Poi il sesso è sesso, non stiamo a demonizzarlo o a renderlo arte a casaccio, però la sensualità e la seduzione nel vecchio Giappone erano molto studiati. Un polso, la nuca di una Geisha, dama di compagnia di nobili e ricchi signori per eccellenza, erano al pari di una coscia o di un seno nella sottile arte dell'eros. Vorrei precisare che le Geishe, al contrario di certe opinioni discutibili, non erano prostitute. Questa idea si diffuse più a causa dell'invasione statunitense che avvenne con la crisi dello shogunato, infatti molte ragazze che avevano iniziato a studiare come Geishe o che avrebbero voluto esserlo, usavano i costumi tradizionali per attrarre i giovani soldati. Erano ormai roba per turisti, cartoline dall'oriente. Forse anche attraverso questa occidentalizzazione forzata, tra l'altro da un popolo sessualmente frustrato come gli statunitensi che provengono non a caso dai padri pellegrini,  si sono trovati ad avere il vecchi concetto di seduzione mischiato a una nuova idea di vestiario erotico. Forse si sono confusi un po' per i nostri standard, ma alla fine un uomo la donna nuda dopo un po' si stufa di vederla. Non per niente il pizzo nero va alla grande.

Non so come siamo arrivati qui, fatto sta che parlare di sesso porta sempre un sacco di audience, ma alla fine purtroppo si parla poco della sessualità e molto della carnassa inutile e scontata. Quindi che dire, se siete la casalinga di Voghera leggetevi 50 sfumature di fregna, sognate che il vostro uomo dopo una giornata di lavoro venga lì a frustarvi mentre vi declama Shakespeare e poi tornate a pulire il pavimento che le macchie di sangue sporcano un casino.
martedì 8 gennaio 2013

Voglio succhiare il tuo sangue

Come avevo già anticipato, il 6 gennaio sono andata in Triennale e tra le mostre ho visto anche quella sui nostri succhiasangue preferiti. Non i parlamentari italiani, per quelli una mostra sarebbe solo un ulteriore spreco di danaro. Si parlava quindi di vampiri, ma non quelli un po' patetici e che brillano, i succhiasangue "vegetariani" che non credno nel sesso prematrimoniale. Per favore, Twilight è un libro tremendamente demenziale e i film sono ancora peggio. Evitiamo scontri tra le fan del pallido Edward e parliamo di vampiri veri.
Per quanto questi possano essere noti, molte delle origini dei miti vampireschi sono sconosciute ai più. Un po' perché la maggior parte delle persone dice "e chissene fotte" un po' perché si sono spesso presi a riferimento le trasposizioni cinematografiche. La mostra è molto basata sui testi oltre che sul cinema, quindi ci introduce non solo al Dracula di Bram Stoker e alla sua trasposizione di Coppola, ma anche all'insieme di testi antichi che trattano di questi morti viventi. C'è la leggendaria figura di Vlad conte di Valcchia, regione dell'attuale Romania, che era noto come Vlad l'impalatore, indovinate perché. Non tutti sanno che quando venivano impalati i prigionieri erano spesso lasciati in vita ad agonizzare. Che bel periodo! Pensate di arrivare a questo bel castello circondato di omii morti o morenti, sicuramente non è che avreste pensato "ma chissà che bella persona ci vive qui!", inoltre il nostro Vlad era inviso a causa della facilità con cui cambiava fazione, tant'è che alla fine fu ucciso dai suoi stessi compagni. Alcuni dicono fu un errore, ma sinceramente non ne sarei molto convinta. Come Vlad divenne Dracula? Facile, Dracul era suo padre, cavaliere del dragone (che si diceva, appunto, dracul) e in quanto figlio aggiunse il suffisso -a, che a quanto pare era come il nostro "di" prima del nome del padre. Vlad fu spunto per Bram Stoker per il suo romanzo, nonostante la scarsa ricerca storica che fece in Inghilterra. Romanzando con un forte sentore romantico, arriva la storia di Dracula.
Un altro simpatico nome che alcuni fanatici dei film vampireschi ricorderanno è Corvino. Mattia Corvino semplicemente era il re d'Ungheria nello stesso periodo di Vlad, che lo sconfisse, lo imprigionò e ne fece il suo vassallo. Vladino non era certo un vicino ospitale direi. Chissà se era invidioso dell'erba di Corvino. Mattia e i suoi figli sono mitizzati nel cinema all'interno della saga di Underworld, in cui il padre è il primo immortale, che ha come caratteristica quella di non schiattare a meno che non lo uccidano (ma dai?!), mentre i suoi figli furono morsi uno da un pipistrello e l'altro da un lupo, dando origine al primo vampiro e al primo licantropo.

Tutto questo nella mostra non c'è, ma si parla della connotazione attribuita ai vampiri di trasformarsi in bestie grottesche o in animali. Prima di tutto c'è da dire che quella dei demenziali bat-vampiri è una credenza che arriva molto tardi rispetto alle altre. Inizialmente si trasformavano in ratti, in lupi e altri animali a seconda della zona delle leggende, comunque solitamente animali notturni. Quella dei pipistrelli è un'associazione che nacque dopo la scoperta da parte di un certo Geoffroy Saint-Hilaire nel 1810. Questo biologo francese nei suoi viaggi trovò una nuova specie di pipistrelli che si nutrivano solo di sangue, così li chiamò comunemente Vampiri.
Sempre a proposito delle credenze antiche, si parla di come si uccidessero i non morti, come si tenessero lontani e come si evitasse che tornassero dalle tombe. Al contrario degli zombie, così in voga ultimamente, i vampiri avevano corpi totalmente intatti, erano ematofaghi e si muovevano soprattutto di notte. Nonostante Bram Stoker ci dica che il sole non è dannoso per Dracula, ma solo fastidioso. Questo cambia a seconda delle interpretazioni, come con l'aglio, le croci, l'acqua santa, l'entrare o meno in chiese consacrate, il poter mangiare cibo umano, l'entrare nelle case senza invito. Ci sono veramente tantissime varianti di queste leggende. C'erano anche i famosi "mangiatori di sudari" cosa che derivava dal rumore di masticazione proveniente dalle tombe. Questo rumore, successivamente, è stato spiegato come un semplice effetto della composizione, così come le unghie che sembrano più lunghe e i capelli che sembrano crescere. Le unghie eccessivamente lunghe le ritroviamo, ad esempio, in Nosferatu, nome che significa in rumeno "il non spirato". Questo film in bianco e nero di Murnau è del 1922 e fu una pietra miliare nel cinema horror. Ispirato liberamente al romanzo di Stoker, il regista cambiò nomi e luoghi per questioni di diritti di autore. Questo vampiro risulta a volte un po' grottesco rispetto a come siamo abituati oggi a vedere i vampiri, pieni di potere e carica sessuale. Tuttavia è da considerare anche il periodo in cui fu girato, la sua forte vena espressionista e l'immaginario che c'era allora nei confronti di queste figure.

Fin da piccola i vampiri mi sono sempre piaciuti, sono una figura che si ritrova in moltissime culture, sia in oriente che in occidente, in entrmbi gli emisferi e per molti anni. Sono credenze antiche che si sono modificate nel tempo, gli hanno attribuito malattie, epidemie di peste, morti misteriose, rapimenti, cambiamenti d'umore e molto altro. Se andiamo a vedere non solo i libri e il cinema, ci sono bizzeffe di fumetti, dai manga ai comics nostrani, varie citazioni in cartoni animati, gruppi su internet e giochi di ruolo. Diciamolo, è intrigante un non morto perfettamente integro della sua figura da umano, ma più potente e affascinante.

Probabilmente la mostra poteva essere più significativa, poteva avere più citazioni cinematografiche oltre a Bela Lugosi e l'orribile Twilight. Avrei preferito Buffy o Underworld, Van Helsing (personaggio citato e poco approfondito nella mostra) o Blade. Potremmo parlare di quella vena ironica nel filone dei vampiri, un bel Fracchia contro Dracula o il mitico Mordimi sul collo!

Parentesi demenziale: sono entrata alla mostra canticchiando "Dracula dal nero mantello, perché non ti succhi un bel pollo e lasci le donne campar" citazione del grade Dracula Cha Cha Cha di Martino Bruno.

Per quanto riguarda la letteratura contemporanea non ci sono granché citazioni se non quella filmica della fatina sberluccicosa nota come Edward Cullen. Tra i libri posso segnalare un paio di presenze tra le mie letture, puramente informative alcune, altre molto apprezzate. C'è The vampire diaries, serie di libri da cui hanno tratto l'omonima serie, ma che con questa c'entra pochissimo e Black Dagger Brotherhood, per un pubblico sicuramente più maturo. Non mi stupirebbe scoprire che gli autori di True Blood se li leggono ogni sera.

Pezzo di pregio della mostra è l'armatura di quel figo del commissario Gordon, no scusate Sirius Black, ovvero Gary Oldman, nel film di Coppola. Inoltre ho trovato molto interessante la parte sui costumi di scena del film e quella successiva, per quanto poco pertinente, sui costumi "vamp" nel teatro.

È interessante, infine, notare una piccola sezione della mostra in cui ci si interroga sul sesso del vampiro, come nella cultura d'élite sia una donna mentre nella cultura popolare è un uomo. Si vede che tra i fumatori di oppio, tipica sostanza abusata da certi artisti, le donne risultavano sicuramente più affascinanti e potenti. Senza contare che noi col sangue ci abbiamo a che fare una volta al mese. Tanto lo sappiamo tutti che Edward si faceva il tè delle cinque coi tamponi di Bella.


Una ciccha un po' datata
lunedì 7 gennaio 2013

Sexy Mostra

Ieri, 6 gennaio, sono andata alla Triennale di Milano a farmi un po' di subcultura pop in endovena. Data la mia naturale avversità ai retaggi fascisti, la befana mi fa schifo. Senza contare la sua figura chiaramente anti-femminile e stereotipata, dato che per esempio mia nonna non è certo così grassa o storta o brutta. Ho chiamato l'omino e ci siamo andati a fare un pomeriggio al museo.
Che poi chiamare la Triennale museo mi fa specie, essendo più una galleria con alcune mostre ricorsive e, da pochi anni, una collezione permanente sul design. Si può scegliere l'opzione di vedersi tutte le mostre a 10 euro, che non è niente male per quanto riguarda le mie tasche. Quelle che abbiamo visitato erano: architettura italiana, kama e vampiri. Non essendo un'amante dell'architettura ho mostrato maggior entusiasmo per i progetti verdi innovativi che per il rifacimento delle stazioni di servizio in Belgio, che sinceramente fotte sega. Però la mostra era fatta abbastanza bene, un sacco di modellini, sale diversificate nella progettazione degli spazi, un sacco di blabla. Alla fine quello che volevo io era portarmi a casa le lettere in polistirolo attaccate alle pareti. Purtroppo ho anche scoperto che alla Triennale amano solo il Century Gothic come font e mi usciva dalle orecchie, anche perché a lungo perde di leggibilità, senza contare interlinea questa sconosciuta. L'horror vaqui ci perseguita dal barocco eh. Riempi tutto che non si sa mai.
Arriviamo al dunque, Kama. Mostra sul sesso nel design, sul design per il sesso, sul sesso. Detesto quando cercano di trovare a posteriori delle ragioni auliche sul motivo delle loro opere. Santa pazienza, sono disegni porno, frasi da bagno pubblico in autogrill e stiam qui a menarcela sulla ragione profonda dello sfogo umano di figure con peni al posto del naso?! Sul perché uno voglia far sesso con delle tipe che abbiano i cani e siano vogliose? Più che altro mi ha stupito che al posto del numero di cellulare alcuni lasciassero la mail! Quello è bizzarro. Riflettendo su quella che è la sessualità nella nostra storia italiana e su come sia concepita oggi è triste pensare che andando avanti ci siamo sempre meno lasciati andare a quello che è uno dei primi istinti che hanno gli animali: la riproduzione. Persino la Bibbia dice "crescete e moltiplicatevi"! Come vorreste moltiplicarvi, per via meiotica?! Siamo forse dei parameci? Non direi, piuttosto perché demonizzare il sesso o guardarlo in modo distaccato. Mentre giravo per la mostra con l'omino non mi sono certo imbarazzata a parlare di vagine, peni, culi, lingue, bocche. Sono parti anatomiche normali, ci si può fare parecchia roba a ingegnarsi un po'. Invece ti trovi adulti che ridacchiano come scolarette adolescenti davanti a "The great wall of vagina" di Jamie McCartney. Dei calchi di vagine, oooohhh che ridere. Non ne ho mai vista una! Ma per favore, quando scopate lo fate ad occhi chiusi? Non avete seriamente mai leccato o toccato una vagina, cari uomini adulti? Conosco persino dei gay che prima di scoprire di preferire gli uomini sono stati con donne. Quindi non me la venite a raccontare. Spero che non ridiate anche quando si spoglia la vostra donna, altrimenti potrebbe finire male. Oppure siete tutti sadomasochisti e indossate le maschere senza buchi per gli occhi. Personalmente ho solo pensato al dolore di chi aveva i piercing nella zona vaginale e anche un po' alla scomodità. Smettiamola di imbarazzarci davanti alla nudità, è demenziale. Piuttosto ho trovato molto divententi alcune opere, come "Fire pussy", l'enorme specchio a forma di vagina ricoperto al lato di pelo rosso. Ti veniva voglia di abbracciarla! C'erano varie tipologie di opere e devo dire che è molto divertente come mostra, ve la consiglio.
Sicuramente penso che ci sia molto di più da dire sul sesso, che in Italia una strisciante morale cattolica inquisitoria ha portato a essere più condannato che capito. La sessualità non è solo ficcare il proprio pene in un buco, ma è un misto di eros e autoconsapevolezza fisica e mentale. Per molti sono solo le donne che hanno una parte mentale nel sesso, ma questo è decisamente falso. Banalmente, l'ansia da prestazione maschile non ha a che vedere con la loro prestanza fisica, quanto piuttosto col livello di stress mentale di cui si fanno carico. Le aspettative femminili a volte non sono neppure prese in considerazione, ma più che altro mi chiedo perché le donne stesse non ne parlino. Quale stupido motivo ci porta a credere che un uomo non voglia parlare di sesso. Cosa blocca una persona adulta nel dire le proprie fantasie sessuali al proprio partner, che sia fisso o meno. A volte, ho notato, è più facile parlare con un partner sessuale non fisso, che col proprio compagno. Può essere la paura di essere giudicati, la pressione che sentiamo nella paura di perdere l'altro o di risultare poco attraente per le nostre idee in materia erotica. Non vedo perché, non capisco come la scarsa comunicazione in ambito sessuale possa essere un bene. Mi ricordo che guardavo loveline quand'ero più piccola e lo trovavo molto adatto come clima, informale, rilassato, con anche persone che avevano studiato la sessuologia a livello psicologico o fisico. Così bisognerebbe parlarne, con calma e un po' di ironia. Pensate alle facce che si fanno durante il sesso, sono comiche! Guardate un porno con gli amici e ve ne renderete conto ancora di più. Alla mostra c'era una stanza dedicata alla letteratura erotica, pensata come ispirazione agli amanti che si sussurrano passi di romanzi o grandi opere (troviamo Platone, Wilde, Nabokov, Plutarco) con un letto e una sedia a loro disposizione. L'amore romantico pieno di passione dello Sturm und Drang, quello intellettuale e vagamente puritano di Jane Austen, quelle storie d'amore tra letteratura e struggimento amati da tanti lettori sono solo romanzi. Sono storie che non portano nella vita reale chi sta pensando all'amore, ma in un'altra dimensione dove la quotidianità del bucato, del lavare i piatti, del buttare via la spazzatura non sono presi in considerazione. L'utopico amore e la passione che ne deriva sono questo, un'utopia. Lo stress che ci porta dentro alla demonizzazione del sesso e del godimento sono tutti moderni e molto tipici della nostra società. Mi ricorda vagamente il Nome della rosa di Eco in cui il vecchio monaco cieco diceva, pieno di rabbia, che non si deve ridere. Bisogna essere seri, austeri, rifuggire il piacere della carne perché è male. Ma per favore! Siamo il popolo che faceva i baccanali e i giochi al circo! Pure il papato un tempo era pieno di scandali sessuali, non possiamo certo dire di non essere un popolo godereccio. Tuttavia ci freniamo da soli, autopunendoci per la nostra impudicizia. Sono dei piccoli omini alieni che nella nostra mente fanno sì che ciò che è naturale venga visto come sbagliato, sono dei pregiudizi che a volte non sappiamo neppure di avere che ci frenano. Nessuno dice che masturbarsi in pubblico sia accettabile, ma in privato mi sembra accettabilissimo. Però tutt'ora ci sono donne che nell'ammettere di masturbarsi provano vergogna. Non fa forse parte dell'esplorazione del proprio corpo? I bambini si mettono i piedi in bocca per questo, per capire cosa sono e come funzionano. Accettare la propria sessualità non può che far bene, ci fa capire cosa vogliamo e come lo vogliamo, può aiutarci col nostro partner o con noi stessi. Se poi lo fate sulla sedia lingua in mostra a Kama tanto meglio!


mercoledì 2 gennaio 2013

La triste storia di Sofferenza

Buon periodo dell'anno in cui sbagliate a scrivere la data! Buon inverno che a Milano è caldo come non mai, ma la gente si lamenta comunque. Buon anno uguale a quello prima e buoni propositi che rimangono, appunto, solo propositi.

Oggi parliamo della triste storia di Sofferenza, con la zeta morbida, come Zalando.
Sofferenza è, per alcuni di voi che mi seguono su twitter, una vecchia conoscenza. Non sono io Sofferenza, ve lo posso assicurare. Ora vi parlo un po' di lei.
Sofferenza nasce fuori Milano, più in là dell'hinterland e in mezzo a una famiglia di persone normali. Però Sofferenza sa di essere diversa, di avere qualcosa che gli altri non hanno, per questo non si inserisce nel suo liceo e finisce pure per essere bocciata. Quindi la nostra Sofferenza, come una famosa Bietola, si reca in città dalla zia più ricca e arriva con occhi annoiati al suo nuovo liceo. Si deve essere annoiati in città come Milano, altrimenti tutti capiscono che sei nuovo e per entrare a far parte della popolazione adolescenza autoctona dei primi anni del nuovo secolo dovevi essere un po' lamentoso. Quindi Milano è bella, ma fa schifo, perché a Sofferenza piace la vecchia Milano, quella che anagraficamente non ha mai potuto vivere o vedere, quella che i suoi nonni non conoscono granché bene, ma che lei sente così sua. Il vintage non va di moda, quindi a lei piace. Sofferenza vuole fare l'outsider e quindi cerca altri outsider con cui mescolarsi. È così che l'ho conosciuta, lei e la sua strana storia di mancata auto-accettazione. Sofferenza non si è mai innamorata e non vuole innamorarsi, ma poi conosce un ragazzo, outsider tra gli outsider, così estremamente vecchio dentro che a malapena si pensa sia un adolescente. Un ragazzo che non ha mai avuto neppure l'idea di avere una donna, così Sofferenza non può che esserne affascinata. Lui come al solito non la caga di striscio, ma poi iniziano a capire uno le citazioni dell'altro, parlano di Baudelaire e di Keats senza indugi, sono andati alla retrospettiva dei film di Besson e l'hanno trovata troppo commerciale. Sofferenza trova interessanti i modi del giovanotto vecchio dentro, che fuma la pipa e porta solo un paio di scarpe tutto l'anno. Quindi nasce l'amore, con una partita di Risiko nei cuori dei nostri protagonisti, che probabilmente fanno l'amore rotolando tra citazioni della Beat generation e con il sottofondo dei primi album dei Sigur Ros. Come spesso succede però gli outsider dopo un po' si stufano di essere tristi e annoiati e incontrano persone interessanti. Così giovanotto lascia Sofferenza che inizia la sua lunga strada verso la dipendenza al dolore mentale. Sofferenza passa così tra qualche storia di sesso e molte foto in bianco e nero. Si circonda di personaggi bizzarri e sofferenti, tra outsider di ogni tipo, nella società, nella sessualità, nelle psicosi. Passa un periodo nella fotografia introspettiva degna dei film indipendenti francesi degli anni '70, tra primi piani in bianco e nero con ragazzette emaciate e circondate da fumo di sigarette. Poi torna a voler scrivere, ma con scarso entusiasmo, quindi come molti che non hanno il coraggio di scrivere si iscrive in Statale presso qualche facoltà umanistica in cui potrà criticare ogni autore contemporaneo, che sia esso Umberto Eco o Fabio Volo. Sofferenza parla con voce sensuale nelle radio indipendenti sul web, fa recensioni di album registrati in scantinati e ascoltati solo una volta dalla nonna del cantante deceduto per abuso di TicTac. Sofferenza gira i locali milanesi con faccia annoiata e guarda con occhio estatico il vinile edizione limitata di gruppi di corvi degli anni '30. Critica il Jazz moderno perché è troppo commerciale. Sofferenza è la nostra insider tra gli outsider, una giovane donna piena di schifo per il conformismo che però si schiera con chi è conformista nell'essere fuori dal coro.
Sofferenza, per il tuo bene, fatte 'na risata. Una vera, una di cuore. Poi fai sesso e concediti un po' di orgasmi. Scegli degli amici veri, che non ti si vogliano scopare perché sei diversa, che non ti vogliano stare vicini perché fai cose particolari, quando vieni da una famiglia normale e bella e felice. Non fare la figlia del lavoro duro, quella che ne ha passate tante, quando hai avuto una bellissima infanzia. Guardati allo specchio e dì a te stessa che sei fortunata, che è ora di accettare di poter essere felice.
So che questo non succederà, che tu, Sofferenza, sarai sempre dipendente da quella sofferenza letteraria che troviamo nelle opere dei grandi autori tragici. Questa realtà però è fittizia, dovresti capirlo. Nel frattempo continuerò a sorridere con un po' di tristezza per questo tuo modo bizzarro di vivere.
Sofferenza è una persona e tante persone, questa storia è un po' vera, un po' falsa, un po' inventata ed esagerata. A tratti risulta ridicola, a tratti triste. Fortunatamente non c'è un po' di Sofferenza in ognuno di noi, ma se incontrate Sofferenza alla lettura di un poeta mezzo cocainomane in un sobborgo milanese o in qualche baretto di periferia, ditele che anche per voi, in fondo, la vita è sofferenza.