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mercoledì 2 gennaio 2013

La triste storia di Sofferenza

Buon periodo dell'anno in cui sbagliate a scrivere la data! Buon inverno che a Milano è caldo come non mai, ma la gente si lamenta comunque. Buon anno uguale a quello prima e buoni propositi che rimangono, appunto, solo propositi.

Oggi parliamo della triste storia di Sofferenza, con la zeta morbida, come Zalando.
Sofferenza è, per alcuni di voi che mi seguono su twitter, una vecchia conoscenza. Non sono io Sofferenza, ve lo posso assicurare. Ora vi parlo un po' di lei.
Sofferenza nasce fuori Milano, più in là dell'hinterland e in mezzo a una famiglia di persone normali. Però Sofferenza sa di essere diversa, di avere qualcosa che gli altri non hanno, per questo non si inserisce nel suo liceo e finisce pure per essere bocciata. Quindi la nostra Sofferenza, come una famosa Bietola, si reca in città dalla zia più ricca e arriva con occhi annoiati al suo nuovo liceo. Si deve essere annoiati in città come Milano, altrimenti tutti capiscono che sei nuovo e per entrare a far parte della popolazione adolescenza autoctona dei primi anni del nuovo secolo dovevi essere un po' lamentoso. Quindi Milano è bella, ma fa schifo, perché a Sofferenza piace la vecchia Milano, quella che anagraficamente non ha mai potuto vivere o vedere, quella che i suoi nonni non conoscono granché bene, ma che lei sente così sua. Il vintage non va di moda, quindi a lei piace. Sofferenza vuole fare l'outsider e quindi cerca altri outsider con cui mescolarsi. È così che l'ho conosciuta, lei e la sua strana storia di mancata auto-accettazione. Sofferenza non si è mai innamorata e non vuole innamorarsi, ma poi conosce un ragazzo, outsider tra gli outsider, così estremamente vecchio dentro che a malapena si pensa sia un adolescente. Un ragazzo che non ha mai avuto neppure l'idea di avere una donna, così Sofferenza non può che esserne affascinata. Lui come al solito non la caga di striscio, ma poi iniziano a capire uno le citazioni dell'altro, parlano di Baudelaire e di Keats senza indugi, sono andati alla retrospettiva dei film di Besson e l'hanno trovata troppo commerciale. Sofferenza trova interessanti i modi del giovanotto vecchio dentro, che fuma la pipa e porta solo un paio di scarpe tutto l'anno. Quindi nasce l'amore, con una partita di Risiko nei cuori dei nostri protagonisti, che probabilmente fanno l'amore rotolando tra citazioni della Beat generation e con il sottofondo dei primi album dei Sigur Ros. Come spesso succede però gli outsider dopo un po' si stufano di essere tristi e annoiati e incontrano persone interessanti. Così giovanotto lascia Sofferenza che inizia la sua lunga strada verso la dipendenza al dolore mentale. Sofferenza passa così tra qualche storia di sesso e molte foto in bianco e nero. Si circonda di personaggi bizzarri e sofferenti, tra outsider di ogni tipo, nella società, nella sessualità, nelle psicosi. Passa un periodo nella fotografia introspettiva degna dei film indipendenti francesi degli anni '70, tra primi piani in bianco e nero con ragazzette emaciate e circondate da fumo di sigarette. Poi torna a voler scrivere, ma con scarso entusiasmo, quindi come molti che non hanno il coraggio di scrivere si iscrive in Statale presso qualche facoltà umanistica in cui potrà criticare ogni autore contemporaneo, che sia esso Umberto Eco o Fabio Volo. Sofferenza parla con voce sensuale nelle radio indipendenti sul web, fa recensioni di album registrati in scantinati e ascoltati solo una volta dalla nonna del cantante deceduto per abuso di TicTac. Sofferenza gira i locali milanesi con faccia annoiata e guarda con occhio estatico il vinile edizione limitata di gruppi di corvi degli anni '30. Critica il Jazz moderno perché è troppo commerciale. Sofferenza è la nostra insider tra gli outsider, una giovane donna piena di schifo per il conformismo che però si schiera con chi è conformista nell'essere fuori dal coro.
Sofferenza, per il tuo bene, fatte 'na risata. Una vera, una di cuore. Poi fai sesso e concediti un po' di orgasmi. Scegli degli amici veri, che non ti si vogliano scopare perché sei diversa, che non ti vogliano stare vicini perché fai cose particolari, quando vieni da una famiglia normale e bella e felice. Non fare la figlia del lavoro duro, quella che ne ha passate tante, quando hai avuto una bellissima infanzia. Guardati allo specchio e dì a te stessa che sei fortunata, che è ora di accettare di poter essere felice.
So che questo non succederà, che tu, Sofferenza, sarai sempre dipendente da quella sofferenza letteraria che troviamo nelle opere dei grandi autori tragici. Questa realtà però è fittizia, dovresti capirlo. Nel frattempo continuerò a sorridere con un po' di tristezza per questo tuo modo bizzarro di vivere.
Sofferenza è una persona e tante persone, questa storia è un po' vera, un po' falsa, un po' inventata ed esagerata. A tratti risulta ridicola, a tratti triste. Fortunatamente non c'è un po' di Sofferenza in ognuno di noi, ma se incontrate Sofferenza alla lettura di un poeta mezzo cocainomane in un sobborgo milanese o in qualche baretto di periferia, ditele che anche per voi, in fondo, la vita è sofferenza.

5 commenti:

  1. Sofferenza <3
    Sempre stata sua grande fan!

    Cà.

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  2. Haha,grazie per questo post su SooOOooFFereeEEnnnZa.. la tua penna,comunque,la fa sembrare quasi una creatura interessante..e invece :D

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  3. "..fa recensioni di album registrati in scantinati e ascoltati solo una volta dalla nonna del cantante deceduto per abuso di TicTac".

    Grazie. :)

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  4. Però Sofferenza avrebbe potuto regalare un paio di scarpe nuove al suo primo ragazzo, così almeno le avrebbe cambiate.
    O dici che era troppo mainstream?

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    1. Sia mai, solo libri in prima edizione di russi morti per mancanza di vodka liscia.
      A.

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